Il turnover, ovvero il tasso di rotazione dei dipendenti in un’organizzazione, è un fenomeno che ha sempre caratterizzato il mondo del lavoro. Tuttavia, quando tale fenomeno assume dimensioni eccessive e diventa “patologico”, può causare gravi ripercussioni sulle aziende sia dal punto di vista economico che operativo. I motivi del turnover patologico sono molteplici, tra le cause più frequenti vi sono condizioni di lavoro poco appaganti. Nello specifico esistono operazioni manuali ripetitive e fisicamente pesanti che causano agli operatori problemi di varia natura come: disturbi muscolo-scheletrici, stress e affaticamento. Fortunatamente, l’innovazione tecnologica offre oggi strumenti avanzati come i cobot (robot collaborativi) e gli esoscheletri industriali che promettono di contrastare efficacemente il turnover patologico. Ma come?
Prima di tutto, è essenziale comprendere l’entità del problema. Studi recenti indicano che il costo del turnover per le aziende può variare dal 50% al 200% dello stipendio annuo del dipendente che se ne va, a seconda della posizione e dell’industria. Questi costi comprendono la ricerca e la formazione del nuovo personale, la perdita di produttività e le possibili interruzioni delle operazioni. Se pensiamo ad una media del 150%, per un dipendente con uno stipendio annuo di 30.000 euro, il costo del turnover sarebbe di 45.000 euro.
Tale situazione si aggrava ulteriormente quando il turnover diventa “patologico”, ovvero quando si verifica in modo continuo e incontrollato. Le cause possono essere molteplici: condizioni di lavoro non ottimali, carichi di lavoro eccessivi, mancanza di opportunità di crescita, ma anche problemi di salute legati a sollecitazioni fisiche eccessive o posizioni non ergonomiche.
Ecco dove entrano in gioco i cobot e gli esoscheletri industriali. I cobot, a differenza dei robot tradizionali, sono progettati per lavorare in collaborazione con gli esseri umani. Essi possono svolgere compiti ripetitivi o pesanti, riducendo il carico di lavoro e lo stress fisico sui dipendenti. Inoltre l’implemento di un applicazione con cella cobot, risulta spesso uno stimolo ulteriore per gli operatori, che si trovano ad interagire con uno strumento tecnologico avanzato, migliorando quindi anche la loro esperienza e le loro qualifiche lavorative.
Gli esoscheletri, d’altro canto, sono dispositivi indossabili che aumentano la forza e l’endurance dei lavoratori, permettendo di eseguire compiti pesanti con meno sforzo e riducendo il rischio di infortuni. In settori come la produzione, la logistica e l’edilizia, questi dispositivi possono fare una differenza significativa.
Supponiamo che l’acquisto di una cella cobot costi dagli 80.000 ai 100.000 euro. Considerando il costo del turnover patologico di 45.000 euro per dipendente, un’azienda potrebbe ammortizzare l’investimento in poco più di due dipendenti che decide di trattenere grazie a queste soluzioni. Ovviamente, questo è un calcolo semplificato e bisogna considerare anche i costi operativi, di manutenzione e formazione.
Tuttavia, oltre al semplice ROI, l’introduzione di questi dispositivi può portare a numerosi altri vantaggi: aumento della produttività, riduzione degli infortuni sul lavoro e, quindi, dei costi associati, miglioramento della morale e della soddisfazione dei dipendenti, attrazione di nuovo talento e, naturalmente, riduzione del turnover patologico.
Il turnover patologico è un problema serio e costoso per le aziende. La tecnologia, in particolare i cobot e gli esoscheletri industriali, offre soluzioni promettenti per contrastarlo. Investire in queste soluzioni può non solo portare a un ritorno economico ma anche a un ambiente di lavoro migliore, più sicuro e più produttivo.